Cercando casa

II° CONVEGNO NAZIONALE
Sull’arte terapia nella scuola e nei servizi

 

 

 

Cercando Casa

Architetture e luoghi di possibili incontri

 

 

 

Relatori:

  Renata Taddei
             Romana Carini
                       Milena Poletto
                                 Monica Nardo
                                  
La prima casa  Ri-trovarsi nella danza in acqua

L’acqua è l’elemento principe, la  fonte da cui trae origine ogni essere vivente: dall’ ”Oceano primordiale” freudiano,  in cui tutto è indifferenziato, attraverso lo sviluppo delle varie forme di vita, fino all’origine dell’uomo. E’ l’ ambiente privilegiato, la prima “casa” intorno alla quale si evolvono e si sviluppano società umane ed animali. Essa accoglie, nutre e protegge da prima della nascita la vita del singolo individuo, che nel periodo fetale è immerso nel liquido amniotico dove sperimenta uno stato di continuità, di fusione, di indifferenziazione con l’ambiente. Freud ha definito tale sentimento “oceanico”, proprio per sottolineare l’ “immensità” della sensazione di essere parte di un Tutto nel quale non si distingue il mondo, da noi prolungato all’infinito.
L’acqua è un mondo dove i riferimenti corporei conosciuti perdono validità: immersi in essa possiamo galleggiare, come durante la nostra vita intrauterina, sperimentando l’esperienza corporea della fluidità. I confini limitanti del corpo si dissolvono dolcemente lasciando il posto a un sentire sottile, intenso, rassicurante.
La Sincroterapia® è una tecnica psico-corporea integrata che nasce con e dall’acqua, al fine di ricreare l’unità tra corpo e mente di ognuno; è un tipo di terapia che si serve dell’acqua e dei suoi effetti per giungere a uno stato di benessere nel qui e ora. Attraverso l’acqua si può infatti rivivere l’esperienza a livello fisico, mentale ed emotivo della vita prenatale e permettere alle persone  di regredire e ri-vivere momenti traumatici della propria vita, per superarli, rielaborarli, sublimarli e ri-nascere come individui liberi.
La danza in acqua  come terapia è un “modo di essere in movimento”, che permette all’individuo di percepire, trasformare, interpretare la realtà esterna secondo i propri vissuti personali. Le diverse fasi che compongono la seduta di Sincroterapia sono finalizzate all’acquisizione della consapevolezza, sia fisica che psichica, che nasce dal rinato contatto con il proprio corpo e con la propria identità mediante la riappropriazione dell’elemento acqua, della nostra prima casa esterna.
La terra sotto l’acqua è la base d’appoggio (fondamenta della casa) che consente il radicamento ( tramite tra terra, acqua e aria), mentre si danza con l’altro. La terra-terapeuta sostiene con fermezza e stabilità. Il sistema acqua–terapeuta costituisce l’ “holding”, l’ambiente – contenitore che permette al soggetto di prendere parte alle esperienze sentendosi protetto. Il lavoro con gli elementi è volto a ristabilire un canale comunicativo emozionale privilegiato con la propria corporeità, ri-trovando il proprio corpo e l’integrità psicofisica attraverso il movimento nello spazio- tempo.
Il corpo com’è sperimentato personalmente dal soggetto, connotato da emozioni, significati, simboli, è una presenza viva tramite cui relazionarsi al mondo, è il modo di esserci della persona nella relazione, è la nostra prima casa interna. Essere il proprio corpo, “abitarlo pienamente” racchiude il senso della propria identità, consentendo di aprirsi all’incontro, al contatto con l’Altro.
L’involucro corporeo vissuto come casa - contenitore è una frontiera simbolica necessaria alla delimitazione della persona (Anzieu). Quando ci addentriamo in un corpo incontriamo la sua storia e tutto quel che può abitarvi: sensazioni, ricordi e dolori che la nostra psiche ha represso perché non può ancora affrontarne il peso consapevolmente. Il corpo non è solo personale , ma universale ed interculturale; i nostri pensieri e sentimenti si manifestano attraverso gesti che spesso toccano le corde della comprensione emotiva e spirituale universale. Per questo l’agire in gruppo è un efficace strumento di trasformazione, una “cornice” entro cui l’espressione è possibile, una realtà strutturata dove poter esprimere liberamente i contenuti psichici personali, riuscendo a tollerarne l’ambiguità. Il gruppo come strumento terapeutico offre spazi di intervento materiali e mentali capaci di favorire il contatto con la realtà, colmando il vuoto esistente tra mondo esterno e interno.
Tecniche psicocorporee rendono possibile la magia del contatto profondo dell’empatia corporea senza generare stati ambigui di fusionalità.   Nel setting di gruppo il transfert è più diffuso e il sostegno ambientale o il contatto corporeo possono essere svolti anche o soltanto dal gruppo stesso (recuperare emozioni antiche, modularle, elaborarle attraverso la risonanza del gruppo). Ciò vale per la Sincroterapia®. In questo caso anche se il setting è l’acqua, che di per sé è indifferenziata, è in realtà il gruppo a delimitare i confini (cerchio formato dal gruppo stesso). Esso dà sicurezza, accoglie e cura, pertanto non è solo con-fine ma  con-tiene.
Il terapeuta funziona da oggetto transizionale e porta il paziente a regredire fino alla fase in cui naturalmente si sarebbe dovuto verificare il processo di differenziazione, facendoglielo rivivere e superare.
Con il gruppo umano nell’elemento acqua è possibile effettuare differenti “giochi” e modalità di movimento ponendo l’accento sull’intercambiabilità dei ruoli, la relazione, le modalità di presa di contatto.
Tutte le danze in ogni specie svolgono anche la funzione di ri-stabilire una sincronia e il gruppo che si muove in sincronia stabilisce un legame, ha la funzione dell’allineamento emotivo.
Nella Sincroterapia, attraverso la specificità della tecnica, ma soprattutto attraverso la dimensione gruppale, è sviluppata l’unità e l’empatia nella differenziazione tra i partecipanti, e tra questi ed il terapeuta; tale funzione trae le sue origini proprio dai riti e dal primitivo, dove la danza era utilizzata come mezzo essenziale di partecipazione alle manifestazioni della tribù, come strumento d’affetti e sentimenti vissuti in comune, come linguaggio sociale.
I processi di empatia e differenziazione sono facilitati dal gioco, che permette di sperimentare, scoprire, individuare il proprio essere  e l’essere nel mondo in maniera non con-fusa ( cioè fusa con l’Altro). Si coniugano emozioni ed azioni in uno spazio protetto, uno spazio di sostegno, ove la persona riscopre la voglia di giocare, con i propri modi, tempi e difese, in un momento in cui corpo e mente sono integrati. L’aspetto comunicazionale del gioco inoltre pone a contatto l’IO con il TU inteso come altro da noi, favorendo l’adattamento creativo del Sé nell’interazione con l’ambiente e promovendo le capacità dei soggetti.
Winnicott parla di “spazio transizionale”, ponte tra mondo esterno e interno, nel quale attraverso il gioco il bambino costruisce il proprio Io mentre crea la sua realtà mediante l’espressione simbolica del suo mondo. Ma il gioco, rappresentando un bisogno primario per il benessere degli individui, riguarda tutta la vita della persona e attraversa la dimensione prevalentemente sensoriale del neonato, la relazione oggettuale dell’infanzia, i ruoli nell’adolescenza, il gioco strutturato di gruppo nell’età adulta. Il gioco favorisce infatti l’attivazione di problematiche inconsce, la liberazione di contenuti rimossi, la ristrutturazione attiva di situazioni, l’esperienza maturativa dell’Io (tramite il controllo degli oggetti).
Il lavoro creativo e la possibilità di canalizzare l’esperienza con il gioco permette di costruire un ponte reale tra interno ed esterno, uno spazio di oscillazione tra una posizione e l’altra (dentro e fuori dal confine), un ambiente che non è quello della separazione , né della fusione, ma della continuità, del passaggio.
Nella danza per la riappropriazione della prima casa interna (corpo con il 70% di acqua), ecco  la prima casa esterna (acqua con il 70% di terre emerse) divenire luogo di possibile incontro con e con l’Altro.

Interessante esempio di tale percorso è il lavoro di Sincroterapia in acqua  svolto con  un gruppo di tossicodipendenti, in carico presso l’Associazione Liberté Onlus, Ente che si occupa di psicoterapie per le Dipendenze e altri problemi psichici. Le finalità dell’intervento hanno compreso il riscoprire e riscoprirsi in una nuova dimensione corporea e psichica, per evitare la frammentazione e l’alienazione (la droga distorce la realtà del soggetto, falsando i confini psico-corporei), apportando un nuovo concetto di “corpo, realtà, spazio e tempo”. Il movimento rappresentava “la parola” del gruppo e qui, nella casa sociale, si sono potuti attuare processi di regressione e riattualizzazione conflittuale. L’aspetto cognitivo e quello emozionale si  sono uniti nella creazione, libera o guidata, di forme in movimento, dando  l’opportunità di esprimersi e allo stesso tempo di essere ascoltati.
Il terapeuta all’interno del gruppo era il personaggio stabile e forte:  egli ha cercato di dar voce a comportamenti arcaici, sfruttando le possibilità insite nella danza in acqua di relazionare nuovamente il soggetto con se stesso, con le proprie radici / fondamenta, in modo autentico e creativo. La seduta di Sincroterapia ha permesso di rivivere a livello psicocorporeo le tappe ontogenetiche dello sviluppo.
Il primo momento è stato strutturato per ritrovarsi (ritrovare Sé e l’Altro) nel cerchio, casa rassicurante e contenente dalla quale andare e alla quale tornare liberamente, secondo una dinamica indipendenza / dipendenza. La seduta di Sincroterapia  ha previsto un rituale di apertura e chiusura in cerchio, che assumeva un’ estrema importanza nella clinica dei tossicodipendenti, essendo la stessa dipendenza dalle sostanze un rituale infinitamente ripetuto, un ciclo continuo di fusione e separazione. Ri-creando un rituale di gruppo tali istanze sono state sublimate. Il lavoro in gruppo inoltre si è rivelato importante perché ha attivato un processo di  integrazione sociale che contrastava la tendenza dei TD ad avere fughe nell’isolamento o nel troppo attaccamento. A tal fine è risultato fondamentale lo studio del ritmo, del tempo e dello spazio, che  ha permesso una maggior circolarità degli scambi relazionali, alle cui dimensioni primarie l’esperienza gruppale rimandava.
La terapia ha previsto un lavoro sui confini e sulle regole, per bloccare fughe dal campo ed interazioni confusive. Grazie alle regole si è potuto esplorare. E’ occorsa la continua compresenza di un contenitore adeguato (regola-casa) e di una spinta-permesso all’autonomia (individuazione) per passare dalla fusione, dalla simbiosi e dalla dipendenza alla defusione, all’individuazione e all’autonomia, per entrare nel gesto enunciato dal gruppo e progressivamente differenziarsene attraverso la propria enunciazione personale.
Il primo approccio nel gruppo è stato il rito del “Battesimo”, ossia la presentazione con i propri nomi accompagnati da un movimento, un gesto, un vocalizzo, manifestazioni dell’ “essere nel gruppo”, nel tempo e nello spazio  (io sono, qui ed ora).
Il “Battesimo” con l’acqua, attraverso cui ci si è riappropriati del proprio corpo e del proprio sé,  è stato seguito da  un momento di socializzazione, durante il quale usando la musica, il ritmo, la voce, movimenti e gesti semplici, i soggetti si sono mossi nella prima casa, l’acqua.
La seconda fase ha contemplato il passaggio dal cerchio all’individuo. Per favorire l’autonomia dell’individuo lo si è condotto tanto alla riscoperta dell’integrità corporea e ad un riconoscimento del sé positivo quanto alla presa di coscienza della sua separazione dal corpo dell’altro, attraverso un momento creativo e libero nel quale  ha rivissuto il proprio movimento.
Nella terza fase il soggetto ha sperimentato il diverso rapporto che si può stabilire con l’Altro, passando da una situazione di totale e univoco affidamento (madre-bambino) ad una di reciproco sostegno (uomo-donna), in cui è possibile l’intercambiabilità dei ruoli, essendo paritari. Nel lavoro in coppia si è arrivati alla creazione di elementi unici e al contempo universali.
Nella quarta fase le creazioni personali sono state condivise mediante la ri-composizione del cerchio/gruppo,  che ha  dato un ordine e un significato alle esperienze organizzandole in diversi gradi di complessità, attivando emozioni e sentimenti. E’ emersa così la possibilità di armonizzare le istanze liberatorie e sono state acquisite le capacità simboliche meta-verbali per esprimere e canalizzare le emozioni.
Il lavoro finale sulla “Rosa dei venti” (mutuato da Laura Sheleen), nel quale i partecipanti si  sono orientati verso gli otto  punti, effettuando un solenne “andare e tornare” in ciascuno di essi o a cerchio incarnando le varie tappe evolutive,  ha ri-centrato la tendenza all’evasione, permettendo ai TD di  sperimentare la sincronizzazione degli opposti e del ciclo vitale.
La “cerimonia”  è terminata con un atto celebrativo: il gruppo si  è disposto in cerchio riunendosi in una “vibrazione acquatica collettiva”.
La Sincroterapia è  stata così presentata come un ritorno al proprio sé, alla propria casa, attraverso movimenti primari, suoni semplici, universali, precisi e artistici, volti alla ricerca diretta dell’essenza delle cose.
I risultati positivi ottenuti coi TD al termine del lavoro di Sincroterapia sono stati mantenuti nel tempo, come riscontrato al momento del follow-up, confermando la validità di tale approccio nel trattamento della tossicodipendenza.

 
  

Bibliografia

Articoli di Artiterapie dal 1996 al 2002
Anzieu, D. “L’Io-Pelle”, Borla, Roma, 1994
Lowen, A. “Il linguaggio del corpo”, Feltrinelli, Milano, 1978
Mustacchi, C. “Nel corpo e nello sguardo”, Unicopli, Milano 2001
Screm, M. “Il Rebirthing e l’acqua”, Casa Editrice meb, Padova, 1997
Walton, H. “Psicoterapia di gruppo”, Mulino, Roma, 1971
Winnicott, D. W. “Gioco e realtà”, Armando Editore, Roma, 1993

 

 

 

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