Sincroterapia il tempo dell'arte come terapia

Sincroterapia : il tempo dell’arte come terapiadi Laura Sordi (psicologa)
(articolo pubblicato su ARTI TERAPIE  stagione seminariale-sperimentale 2001- 2002 )

Nell’ambito dei seminari periodici di aggiornamento sulle artiterapie  organizzati dalla cattedra di psicofisiologia clinica dell’università di Roma la Sapienza, in collaborazione con la rivista Arti terapie, il programma pubblicato a pagina 2 prevede l’argomento “Sincroterapia: il tempo dell’arte come terapia” trattato dalla dottoressa Renata Taddei, psicoterapeuta, arteterapeuta e sincroterapeuta, che ci ha raccontato come, attraverso esperienze da lei svolte in diversi contesti psicoterapeutici, abbia maturato ed ideato la Sincroterapia®, come nuova tecnica psicoterapeutica.
La sincroterapia è un metodo sperimentato, da oltre un decennio, che consiste nel “ danzare in acqua” e si basa su un lavoro attivo e passivo in acqua e a terra che prevede diverse fasi e che inserisce l’individuo-paziente all’interno di un percorso esperenziale- riabilitativo ben preciso.
Questo metodo prevede diversi livelli di intervento sulla persona: un primo colloca la Sincroterapia® alll’interno della psicologia della salute in quanto mira alla prevenzione e al benessere psicofisico dell’individuo, un secondo livello, riabilitativo psicomotorio, utile per risolvere problemi quali emicranie, dolori articolari. Etc., fino ad arrivare ad un intervento sulle nevrosi e psicosi.
Inoltre la Sincroterapia® è una tecnica adatta a tutte le età, dai bambini agli anziani e può essere svolta come trattamento individuale, di coppia o di gruppo.
Un aspetto molto interessante della sincroterapia è quello che prevede un’esperienza in cui le persone sono portate a rivivere le diverse fasi della vita, dalla nascita alla morte, alla rinascita.
L’ospite spiega come l’acqua, all’interno di un contesto terapeutico, assuma il ruolo di terzo elemento, che permette ai due soggetti della relazione ( terapeuta- paziente) di entrare in contatto, assumendo la giusta distanza emozional-spaziale, all’interno di un rapporto caratterizzato cioè da empatia e rispetto dell’altro. Questo aspetto terapeutico dell’acqua è risultato utile, per esempio, nel lavoro con coppie in crisi dove esiste, cioè, una situazione di distacco o di incapacità di contatto.
La dottoressa Renata Taddei ci descrive le diverse fasi che caratterizzano la Sincroterapia®: la prima consiste nell’” entrare in acqua, si prosegue poi verso l’immersione totale del corpo. Questa fase è tra le più difficili per molte persone perché immergersi, quindi bloccare il respiro e chiudere gli occhi, comporta una capacità di lasciarsi andare che non tutti possiedono: infatti l’immersione potrebbe essere vissuta come un’esperienza troppo angosciante o addirittura disgregante. Per questo motivo, spiega Renata Taddei, questa fase è preceduta da un lavoro sulla respirazione e sul rilassamento.
La terza fase prevede un’esperienza di grounding, ossia di recupero del contatto con la terra sotto i nostri piedi, passando per l’immersione nell’acqua, producendo, così, lo stesso processo di “radicamento”, che  si svolge nella danza-movimento-terapia, con in più l’ausilio dell’acqua che,non solo ci permette di vivere in modo diverso l’esperienza del peso ( se si tengono le spalle sott’acqua si riesce a tenere in braccio una persona che pesa più di noi), ma ci permette di definire-percepire i nostri confini corporei e con essi la relazione con l’altro.
Un altro aspetto messo in evidenza dalla dottoressa Taddei è l’esistenza in acqua di diversi piani: il piano verticale del grounding, quello orizzontale del galleggiamento ed infine quello sagittale della capriola. Quest’ultimo , che comprende in se tutti gli altri, permette di svolgere un lavoro terapeutico sulla persona, in quanto permette di toccare simbolicamente tutte le fasi della vita: la nascita, l’infanzia, l’età adulta, l’anzianità, la morte e la rinascita. Ed è proprio grazie a quest’ultimo aspetto, che permette di recuperare il vissuto delle fasi del ciclo evolutivo della vita, che si riesce a fare ella Sincroterapia® un ‘arte-terapia funzionale alla salute dell’individuo. L’intervento della dottoressa Renata Taddei ha aperto un dibattito interessante intorno ai temi della scientificità di un nuovo metodo come questo, sul ruolo del sincroterapeuta e sul ruolo dell’acqua come contesto terapeutico.
Il professor Ruggieri afferma come la Sincroterapia® sia interessante in quanto amplia in contesti in cui può esser svolta una psicoterapia o un lavoro di riabilitazione psicofisiologia, ma sottolinea come questo metodo necessiti di una sistematizazione metodologico-osservativa al fine di trovare un linguaggio comune e comprensibile per comunicare con la comunità scientifica.
Sarebbe necessario cioè creare una griglia osservativa , in cui si segnali il percorso riabilitativo che si sta svolgendo, su che tipo di patologia si sta intervenendo e i risultati raggiunti.
Questa modalità sistematica di inquadrare il lavoro non è utile a migliorare l’arte,ma a migliorare le consapevolezza all’interno del contesto socio-sanitario, diventa cioè, uno modo comprensibile e condivisibile di raccontare l’esperienza, una narrazione quantitativa della qualità dell’esperienza stessa.
Si conclude accennando ad un’interessante esperienza vissuta dalla dottoressa Taddei che ci conferma ulteriormente il valore terapeutico della sincroterapia.
È il caso di una bambina autistica che presentava un comportamento stereotipato che consisteva nel ripetere continuamente un gesto con le mani accompagnato da un suono emesso dalla bocca (sa-SA)
L’intervento della dottoressa è consistito nel far sì che tutto il gruppo presente in piscina ripetesse lo stesso gesto, amplificandolo, fino a farne una vera a propria danza in cui la bambina si è riconosciuta.

 

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