uguale diverso

“Uguale/di-verso: processo sincronico dell’arte-movimento-terapia'
di Renata Taddei  Romana Carini  Milena Poletto
intervento pubblicato negli atti del convegno dal titolo “Arte come territorio di uguaglianza”
 a cura dell’Associazione Culturale Vi.d.A promosso dalla Regione Lombardia
Milano il 22 novembre 2002

Uguale di/verso: cosa implicano questi due opposti e come si interfacciano con normalità e patologia?
Come afferma Dobrkansky non esiste la diversità umana, probabilmente c’è unicamente una diversità genetica.

Questa mattina sentivo parlare dell’istituzione dei manicomi; sono stata ai tempi di Basaglia ad Arezzo e Triste e voglio regalarvi una cosa che mi è accaduta: ero molto giovane e, dopo aver vissuto per una settimana 24 ore su 24 con le persone istituzionalizzate, ho pensato vedendo un lungodegente: “No, io non sono come lui, sono diversa”. Immediatamente mi è arrivato un pugno sotto il mento e mi scaraventato dall’altra parte della sala, da quel momento ho capito che non avrei più dovuto pensare in termini di disuguaglianza, ma unicamente di sofferenza. Da allora ho sempre considerato l’Altro non più come “il diverso”, ma come “la persona che soffre” lavorando, come diceva il mio amico Rostagno, solo con chi chiede aiuto per questa sofferenza, e cercando di comprendere e rispondere ai bisogni di ognuno.

E’ importante rivalutare il concetto di diversità: se pensiamo anche solo in termini di semantica notiamo che il “di/verso” è in movimento, in fieri, mentre l’“uguale” è statico, privo di progressione creativa.
Gli antichi ne erano coscienti, tanto da considerare il “pazzo” del villaggio come il saggio che, unificando nella sua diversità i contrari, spingeva oltre il proprio pensiero.
Nietzche affermava che “bisogna avere il caos dentro per generare una stella danzante” e tradusse questo suo pensiero nella figura del matto che parla alle folle (“Così parlò Zaratustra”).
L’arte da sempre riconosce il valore della diversità, in quanto elemento che consente il movimento, la progressione, la ricerca del caos nell’ordine (pensiamo ai riti, alle feste carnevalesche, alle rappresentazioni teatrali).
In quest’ottica ho deciso di strutturare il mio lavoro col “diverso” sfruttando le potenzialità curative e creative dell’arte.
Essa nasce e si sviluppa con l’uomo; è realizzazione di idee e creatività, forma espressiva, patrimonio e risorsa collettiva dell’umanità; è inscritta nel corredo culturale di ognuno e non è solo privilegio degli artisti.
L’arte è l’anello di congiunzione tra l’individuo e la realtà esterna, realtà che egli percepisce, modifica, trasforma, interpreta ed arricchisce con la memoria dei vissuti personali, l’esperienza, la fantasia:
 
“l’uomo impara a conoscere se stesso solo nella misura in cui conosce il mondo e ritrova il mondo in se stesso”
(Goethe)
A livello etimologico “Arte” deriva dal latino ars, artis, cioè “modo di fare o modo di essere”, mentre in greco la parola “artuo” vuol dire “articolare”, termine che implica capacità d’adattamento e di movimento. Ecco perchè  è possibile intendere l’arteterapia come “un modo di essere in movimento”.
Nel vasto panorama delle artiterapie si colloca la Sincroterapia® dinamica in acqua,  una tecnica psicocorporea integrata che si basa sul rapporto esistente tra corpo e psiche; tale rapporto è considerato sincronico in riferimento alla teoria di Jung che intende la sincronicità come elemento da affiancare ai concetti di causa, spazio e tempo e che supera l’idea di sincronismo, postulante essenzialmente la contemporaneità di due eventi. Il principio di sincronicità si osserva ogni volta che si determina un evento contemporaneo interiore ed esteriore, quindi il rapporto tra corpo e psiche è un rapporto di sincronicità.
“… la sincronicità rappresenta una grandezza estremamente astratta e tutt’altro che evidente. Essa attribuisce al corpo in movimento una certa qualità psicoide che, al pari di spazio, tempo e casualità, rappresenta un criterio del suo comportamento”
(Jung, 1952)

 

Partendo da questa prospettiva, la DMT in acqua, elemento nel quale si realizza l’incontro dei movimenti primitivi  in una sincronia carica d’umanità,
può essere definita Sincroterapia®.

Ho iniziato questo tipo di esperienza con R. bimba nata prematura, che dopo un ricovero di tre mesi in ospedale era tornata a casa assolutamente priva della possibilità di muoversi. La bambina presentava un elettroencefalogramma completamente piatto e non aveva risposte se non di tipo clonico, con una diagnosi di incapacità di movimento e linguaggio. Riportata in acqua questa bambina è tornata a muoversi all’interno di un sistema. Da li è nato il lavoro che ha permesso il recupero totale della sua situazione psicofisica.

Da allora la Sincroterapia è stata utilizzata con persone diverse, essendo una attività psicomotoria dolce,che si svolge  in acqua e a terra, singolarmente, in coppia o in gruppo, adattata ai bisogni, alle richieste ed alle capacità fisiche e personali di ognuno.
La Sincroterapia utilizza il corpo, il movimento, come medium terapeutici per ri-appropriarsi del Sé psicofisico; attraverso l’acquisizione dello stato di armonia ed equilibrio è possibile sincronizzare la motilità del corpo con l’autoconsapevolezza, arrivando alla completa padronanza degli atti e dei comportamenti psicomotori.

“Io rappresento il sistema protomentale come qualcosa in cui il fisico e lo psicologico o mentale si trovano in uno stadio indifferenziato. E’ da questa matrice che nascono i fenomeni che in un primo momento appaiono (a livello psicologico ed alla luce di un’indagine psicologica) come sentimenti distinti correlati tra loro solo tenuemente”
(Bion, 1971)

Il movimento, archetipo, emblema, simbolo pre-umano, nonché interfaccia tra fisico e mentale permette di sperimentare allo stesso tempo le capacità senso-motorie e quelle percettivo-coordinative e cinestesiche. In questa ottica ciò che si inscrive attraverso l’esperienza psicocorporea  è  bilogico  (Matte Blanco), agendo su diversi piani e dimensioni.
La DMT in acqua  opera a vari livelli.
Livello biologico: sollecita il corpo, realizza schemi di comportamento, riattiva predisposizioni motorie innate, rinnova il piacere della funzionalità corporea e ristabilisce una familiarità con la propria “pelle”;

Livello sociale:  in quanto attività collettiva, rinnova il piacere del gruppo, riunifica attraverso il ritmo,  paragonato ad un cuore comune, e genera un profondo sentimento di unione; l’articolazione individuo-gruppo aiuta lo sviluppo del sentimento di differenziazione e di un’identità condivisa;

Livello mentale:  sviluppa una viva intelligenza psico-motoria, stimola il processo di memorizzazione dei movimenti per concatenarli in sequenze successive e padroneggia l’esattezza del gesto e del tempo con l’”accelerazione ” e lo “stop”;

Livello psichico: risveglia nell’individuo il desiderio motorio, il ritmo mette in moto le pulsioni e lo slancio vitale, libera emozioni nascoste ad un livello “pre-verbale”, collegate al battito del cuore materno, al dondolamento, etc.
Tramite il ritmo si ha un’azione ristrutturante, di ricostituzione  del corpo, come luogo dove gli opposti si incontrano e il soggetto può  padroneggiare, gestire istanze contrapposte, mediante l’alternanza di due significanti opposti, staccarsi dalla fusione, e finalmente emergere come “persona” (uguale / di-verso).

Livello spirituale : cerca di ri-unificare le istanze suddette in maniera olistica.
“La danza è energia vitale, creativa, come tale è terapeutica. Quando il nostro corpo arriva a sentire questo dentro di sé, si verifica un cambiamento nella persona che avverte un ampliamento delle proprie possibilità sentendosi unita agli altri in un percorso creativo”
(E. Cerruto)

La DMT in acqua costituisce anche per i diversamente abili una valida proposta terapeutica, in quanto permette al soggetto di esprimere le emozioni che verbalmente non sarebbe in grado di raccontare.
La forza  terapeutica della Sincroterapia® sta proprio nella simbolizzazione e sublimazione, poiché essa consente di trasformare tramite il corpo ciò che si trova a livello mentale. Viene privilegiata la comunicazione non verbale, permettendo al gesto di liberarsi attraverso un “discorso danzato”.
Il movimento e la danza, sbloccando i nodi energetici, aiutano il flusso d’energia vitale a scorrere in qualsiasi parte del corpo, portando l’individuo fuori dal tempo e dallo spazio, in una dimensione nella quale recupera gesti e ritmi primitivi liberandosi di tutti quei modelli comportamentali che sono all’origine di ansia e di tensione.
Per i diversamente abili la sincroterapia® è una valida terapia per il recupero psicofisico. Consente di avviare un rapporto alternativo e personalizzato con il mondo: alternativoperché utilizza una modalità non verbale per esprimersi e comunicare; personalizzatoperché concede ad ognuno di sentirsi a proprio agio attraverso l’espressione (terapia di-versa con i diversi).
La Sincroterapia, in questo contesto, cerca il più possibile di trasmettere positività: qualsiasi risultato è ottenuto attraverso la gioia ed il sorriso, si accoglie con soddisfazione il minimo progresso. Ciò è maggiormente auspicabile se consideriamo che queste persone di solito devono sopportare delle terapie fisiche dolorose ed intense, necessarie alla riabilitazione motoria in senso stretto.
L’aspetto ludico diviene quindi molto importante: è una parte essenziale del lavoro con i disabili. In particolare si stimolata la dimensione collettiva: si adoperano esercizi che stimolano l’appartenenza, l’unione del gruppo, che contribuiscono a consolidarne e mantenerne la struttura.
Anche lo spazio è essenziale in quanto il rapporto con la corporeità è spesso deficitario. La direzionalità, gli spostamenti, gli stop, l’orientamento, costituiscono un problema peri diversamente abili; spesso lo spazio spaventa, intimorisce, rappresentando una variabile troppo ampia non suscettibile di controllo. Per questo è utile lavorare su spazialità, accessibilità e sicurezza di quest’ultima, creando una base sicura per l’esplorazione libera del luogo; assicurare una protezione, in questi casi, consente anche l’instaurarsi di un legame positivo con il terapeuta e tra i vari membri del gruppo.
Bianconi (1999) suggerisce che è molto utile lavorare sulla caduta-affido anche con portatori di handicap, in quanto “qualunque persona è in grado di accorgersi che non si farà male se cadrà correttamente” e si fiderà dell’altro e del gruppo. Questo esercizio è utile per anche per l’acquisizione della consapevolezza corporea, per esperire il proprio peso ed il suo rapporto con la forza di gravità.
Le azioni “primitive” come tirare, spingere, ruotare, lanciare, saltare, ecc.. sono utili per far sperimentare anche  peso e pressione del corpo, affinché quest’ultimo, nella sua globalità, possa condurre ad abilità e competenze specifiche.
Attraverso questi esercizi, miranti a far percepire il corpo nella sua totalità, si giunge a sperimentare la propria consistenza fisica, al di là della segmentazione corporea spesso vissuta da queste persone.                  Attraverso il movimento, la cui  ripetitività conduce all'appropriazione e alla significatività del gesto, è restaurato l’amore del sé, un sano narcisismo, alla base della valorizzazione dell’immagine corporea nella sfera emotiva. Il corpo che si muove dentro e fuori dall’acqua propone la simbolizzazione della presenza/assenza del polo  paterno e materno, la fusione nell’ ”oceano primordiale” e la separazione.
Possiamo definire l’acqua “protomentale”, in quanto area di confine tra il somatico e lo psichico:

 

“Credo che sia giunto il tempo per la psicoanalisi di considerare sistematicamente la perpetua co-presenza e l’intreccio tra spazio-tempo e assenza di spazio-tempo o, in termini più generali, tra eterogeneità e in divisione, che costituisce la vera essenza della natura umana..” (Matte Blanco, 1988)

Vorrei concludere questo intervento raccontandovi un episodio avvenuto in acqua durante un lavoro con un gruppo di ex tossicodipendenti. In piscina c’erano anche dei ragazzi con gravi handicap psicofisici e vedendoci ballare e muovere in acqua divertendoci moltissimo hanno iniziato piano piano a lavorare con noi, lasciando quelli che insegnavano loro a nuotare con tutte le difficoltà di braccioli, supporti… per unirsi in questa danza cosmica.

“Per essere utile alle masse l’arte non deve aggiungere altri fiori a un broccato, ma portare carbone a chi gela nella neve”
(Mao)

 

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