Autore: Renata Taddei. Psicoterapeuta, DMT APID.
Romana Carini. Insegnante e Sincroterapeuta.
Lavoro presentato al VII Congresso Nazionale APID (Associazione Professionale Italiana Danzamovimentoterapia) di Genova;
pubblicato da Erga Edizioni, Genova, Marzo 2006 pag. 95-101.
Abstract:
- Breve introduzione alla Teoria generale dei Sistemi e Danzaterapia-sincronicità tra bi-logica e Danzaterapia in chiave sistemico-relazionale -Presentazione del lavoro clinico-riabilitativo.
L’Associazione Liberté Onlus ha attuato presso CRESCO la scuola di teatro-danza riconosciuta dalla Regione Lazio.
L’utenza è mista, composta da persone dai venti ai trentacinque anni, alcune delle quali presentano problematiche psico-fisiche (disturbi alimentari, depressivi, tossicomanici, violenze sessuali…) e seguono il percorso di Sincroterapia® (Psicoterapia, Danzaterapia in acqua).
Per consentire l’integrazione di diverse persone con problematiche differenti ma uniformate dall’arte: un progetto comune che utilizzasse diversi approcci Sincroterapia®, Danzaterapia e teatro. L’utilizzo dell’arte come terapia.
Le persone hanno parallelamente continuato il lavoro psicoterapeutico individuale e/o di coppia o familiare. I risultati raggiunti dopo un anno di lavoro hanno perlopiù centrato gli obbiettivi richiesti:
- maggiore capacità di relazione con il proprio corpo
- minore utilizzo di droghe e psicofarmaci
- migliore gestione delle problematiche alimentari
Verranno descritte le storie dei singoli componenti.
Conclusioni: allo step annuale, le metodologie usate consentono di continuare il lavoro intrapreso.
Laudata sii, Diversità delle creature, sirena del mondo! Talor non elessi perché parvemi che eleggendo io t’escludessi, o Diversità, meraviglia sempiterna, e che la rosa bianca e la vermiglia fosser dovute entrambe alla mia brama, e tutte le pasture co’ lor sapori, tutte le cose pure e impure ai miei amori; però ch’io son colui che t’ama, o Diversità, sirena del mondo, io son colui che t’ama.
Gabriele D’Annunzio
Laus Vitae, da Maia
La diversità genetica umana è attualmente confutata dai ritrovamenti di paleontologi e antropologi che concordano su un “modello monogenetico” africano risalente a circa 150.000 anni fa. La transizione tra homo erectus e sapiens sapiens sarebbe avvenuta contestualmente in diverse regioni (modello multiregionale) grazie alle migrazioni o meglio espansione demica dovute a cause culturali: la ricerca di nuove tecnologie per procurarsi il cibo e aggiungo, l’acqua, già nel Neolitico e Paleolitico dall’Africa all’Asia. Queste onde di spostamento riflettono processi culturali connessi con l’evoluzione del linguaggio che ha poi favorito anche processi di segregazione e divergenza e diversità genetiche.
Ulteriore progresso è stata l’arte della navigazione conosciuta almeno 60.000 anni fa con cui l’Uomo, grazie all’impiego di zattere e barche, è giunto in Australia; 40.000 anni fa la nostra specie ha colonizzato il mondo emerso. Le testimonianze archeologiche indicano grandi cambiamenti culturali, artistici e di comportamento e differenziazioni genetiche e culturali dovute alle espansioni demiche. Infatti geni e idee sono spesso condizionati da fattori identici con conseguenti corrispondenze tra evoluzione biologica e culturale.
La trasmissione, potremo chiamarla genetico-culturale, avviene secondo Cavalli Sforza:
a) da padre a figlio (verticale) ,
b)da individuo a individuo (orizzontale);
c)da uno a più individui (modello più efficace per diffondere un innovazione in un gruppo sociale);
d) da più individui ad un singolo individuo (pressione Sociale).
I fattori che contribuiscono allo sviluppo dell’individuo, alla sua caratterizzazione e differenziazione, sono di ordine biologico e ambientale. Ciò che può evidenziare tale contributo è l’esempio offerto dal bambino che per imparare a camminare ha bisogno non solo di un apparato nervoso maturo, ma è pure indispensabile che gli si insegni a muovere i primi passi, stimolandolo e aiutandolo. Infatti per quanto l’ordine con cui si susseguono le varie tappe sia uguale per tutti, il momento d’inizio di ogni singola fase varia da individuo a individuo.
Agnes Heller afferma che “ogni uomo è un essere singolo particolare. Egli viene al mondo con determinate qualità, attitudini e difficoltà sue proprie.(…)Il singolo animale è parte costitutiva del suo mondo; la particolarità umana è parte di questo mondo in quanto gli si contrappone.”
Da questo punto di vista, come afferma Gaetano De Leo, si possono considerare vari aspetti e livelli di diversità, culturale e antropologica,genetica, sessuale, evolutiva, aventi radici del tutto irriducibili ad un modello ideologico che volesse considerarli secondo parametri legati, come purtroppo accade, alla disuguaglianza sociale. Significherebbe tradurre la diversità in disuguaglianza.
Alla diversità è estraneo e inapplicabile un criterio classificatorio di gerarchia; ogni livello e momento di diversità si pone come realtà altra rispetto alle altre che può entrare in rapporto con queste senza collegarsi sopra o sotto ma su un piano dialettico di uguaglianza.
Infatti la diversità è qualcosa di universale e onnipresente.
Già nel mito veniva illustrata l’importanza e la forza propria della diversità. Giano è uno degli dei più antichi del pantheon romano. Lo si raffigura fornito di due volti opposti, uno che guarda davanti a sé, l’altro dietro. Le sua leggenda è collegata a quella delle origini della città. Gli si attribuisce in particolare un miracolo che salvò Roma dalla conquista sabina. Al tempo in cui Romolo e i suoi compagni avevano rapito le donne sabine, Tito Tazio e i Sabini attaccarono la nuova città. Ora, una notte, Tarpeia, la figlia del guardiano del Campidoglio, consegnò la cittadella ai Sabini. Questi scalarono le sommità del Campidoglio ed erano sul punto di aggirare i difensori, quando Giano fece zampillare davanti agli assalitori una sorgente d’acqua calda che li spaventò e li mise in fuga. Per commemorare questo miracolo, si decise di lasciare sempre aperta, in tempo di guerra, la porta del tempio di Giano, affinché il dio potesse, in qualunque momento, accorrere in aiuto dei romani. La si chiudeva soltanto se la pace regnava sull’impero di Roma. Sposa di Giano era la ninfa Giuturna, da cui ebbe un figlio, Fonte, dio delle sorgenti.
Elemento indiscusso della personalità divina di Giano è l’eccezionalità della sua figura. Considerato dio dell’inizio di ogni cosa, della soglia, del passaggio.
Senza diversità non potrebbe infatti esistere alcuno scambio, culturale, di pensiero e quindi nessuna forma di sviluppo e crescita. “L’informazione”, come afferma Bateson, “consiste in differenze che creano una differenza; gli organi di senso umani possono ricevere unicamente notizie di differenza”. La diversità, interagisce strettamente con la cultura, contribuendo ad alimentarla.
Anche nel linguaggio l’uomo si è servito di termini che da una radice comune producono significati diversi, opposti. “Così nell’antico egizio”, come scrive Freud nell’Introduzione alla psicoanalisi, “Ken”significava originariamente “forte” e “debole”. Nel parlare ci si salvaguardava da malintesi (…) per mezzo dell’intonazione e di gesti accompagnatori; nello scrivere, con l’aggiunta di un cosiddetto determinativo, cioè di un disegno che non era destinato ad essere pronunciato. (…)Soltanto più tardi, attraverso lievi modificazioni della parola originaria omofona, si ottennero due designazioni per gli opposti in essa contenuti. Così da Ken, forte-debole, nacque un Ken forte e un Ken debole”.
Così gli uomini, sebbene uomini e quindi simili, sono allo stesso tempo diversi, opposti. Non esistono due individui (neppure due gemelli) che siano uguali nei gusti, nell’intelligenza, nel carattere o in qualsiasi altro aspetto del comportamento: ogni individuo è pertanto unico. “La specie umana è un continuum, un insieme all’interno del quale le sole vere frontiere sono culturali”(Luigi Attenasio).
Nella struttura della disuguaglianza sociale le diversità antropologiche vengono represse, e tradotte in caratteristiche e ruoli sociali finalizzati alla legittimazione e perpetuazione dell’ordine sociale dato e della disuguaglianza che esso impone.
Una modalità attraverso cui avviene questa traduzione è l’applicazione alla diversità dei criteri normativi operata dalla cultura.
Gli esseri umani vivono immersi nella propria cultura come i pesci nel mare.
Le considerazioni sul comportamento normale o anormale di una persona devono quindi tener conto del contesto sociale o culturale nel quale si delinea. È sufficientemente acquisito che la cultura rappresenta la modalità specifica attraverso la quale aggregati umani affrontano problemi fondamentali della sopravvivenza comune e dell’organizzazione della vita sociale. Emerge così la funzione coesiva della cultura.
Ogni civiltà ama le proprie tradizioni e nel corso della storia i vari gruppi sociali si sono sempre sforzati di preservarle. Ciò che è normale o lecito in una cultura riceve l’approvazione generale, ma i medesimi comportamenti appaiono sotto una luce diversa in un’ altra. Così, nell’incontro tra culture diverse, la comunicazione, verbale e non, produce spesso fraintendimenti. Alcuni gesti dotati di particolare significato per determinate civiltà , possono assumere connotazioni differenti per altre (come il si-no della testa) . Solo alcune espressioni primitive sono universali come il gesto che la mamma compie per cullare il proprio bambino (designato da Stern affetto vitale), l’allattamento o la mano sul cuore (segno di empatia, di sintonia). Anche Jung parla di archetipi “immagini universali presenti fin dai tempi remoti” contenute nell’inconscio collettivo, così definito perché, al contrario di quello personale, ha contenuti e comportamenti che sono gli stessi dappertutto e per tutti gli individui”.
L’integrazione con l’altro, è appunto il di verso, andare incontro all’altro, ricercando l’archetipo, riconoscendone l’esistenza profonda. Genova signora del mare, offre un bellissimo esempio di integrazione culturale, di scambio con l’altro.
La Danzaterapia sollecita il corpo a produrre gesti che rinviino a strutture somatiche arcaiche dell’uomo e della natura, alle radici di un linguaggio non verbale, in una gestualità universale.
Necessario alla comunicazione è lo stabilirsi della sintonia, con cui l’individuo può avvertire il pensiero dell’altro come qualcosa con cui può confrontarsi. Stern, ha impiegato il termine attunement per indicare il processo che porta allo stabilirsi di sintonia tra il neonato e la madre e al conseguente passaggio della comunicazione. Intensità affettiva, ritmo e tempo, offrono un’interfaccia trans-modale capace di collegare strutture di pensiero diverse fra loro e produrre così un funzionamento d’insieme, senza annullare le differenze.
Anche la Sincroterapia® cerca di raggiungere l’armonia intra e intersistemica con l’ausilio dei ritmi fondamentali dell’uomo come quello del respiro e del cuore. Entrando in contatto con l’altro, cerca di favorire la costruzione di un mondo di significati condivisibili, mediante uno stato d’empatia corporea che stimoli un movimento creativo e sincronico dei sistemi danzanti.
Il lavoro di Sincroterapia® è orientato all’interno di una cornice sistemico-relazionale, nel movimento progressivo e sincronico che parte dal Sé, per passare all’Altro, fino a giungere al Gruppo.
La Teoria generale dei sistemi offre schemi teorici di riferimento utili alla comprensione delle leggi che regolano i sistemi viventi, proponendo una visione d’insieme che va al di là della concezione del tutto come mera somma delle parti, ma di sistema “come complesso di componenti in interazione reciproca”( L.von Bertalanffy, ’69).
Il gruppo è un “sistema aperto” cioè in continuo scambio con l’ambiente esterno, caratterizzato da equifinalità (equilibrio transitorio, non determinato temporalmente, indipendente dalle condizioni iniziali e determinato dai parametri del sistema stesso).
Il secondo principio della termodinamica afferma che i sistemi chiusi tendono all’entropia, al livellamento delle differenziazioni e a stati di disordine, il sistema aperto, scambiando energia col mondo esterno, può mantenersi in stato di ordine, complessità e differenziazione sempre più marcati come avviene nel caso dello sviluppo e dell’evoluzione (entropia negativa) ( L. von Bertalanffy, op. cit.).
Un sistema disfunzionale e sintomatico, rappresentato ad es. da una famiglia in situazione patologica, puo’ assumere un funzionamento simile ad un sistema chiuso, tendere cioè all’omeostasi; i comportamenti sintomatici lo sottraggono infatti alle influenze esterne e bloccano gli scambi comunicativi che ne permetterebbero l’evoluzione (famiglia rigida). L’intervento terapeutico, cercando di ristabilire il passaggio dell’informazione, può così aiutare il sistema ad abbandonare il comportamento sintomatico e sollecitarlo verso una nuova riapertura e riorganizzazione.
La Sincroterapia® in acqua è volta ad armonizzare corpo e mente come unità psicosomatica, offrendo la possibilità di una ricostruzione e differenziazione del Sé e dell’altro e di far rivivere sul piano simbolico l’esperienza intrapsichica e relazionale. Privilegia la comunicazione non verbale, permettendo al gesto di liberarsi attraverso un “discorso danzato”. Molti autori hanno infatti dimostrato l’esistenza e l’importanza di un linguaggio non verbale, metalinguaggio, che costantemente accompagna e si sovrappone al linguaggio verbale ed hanno sostenuto che questo tipo di espressività è utile per comprendere la reale disposizione emotiva dell’altro, traducendo in atto segnali che emergono dalla personalità dell’individuo. Sono stati così compiuti molti studi sul movimento, considerato come linguaggio analogico, che sfugge alle regole razionali e non censura vissuti ed emozioni.
Nell’ ottica sistemica-relazionale il sincroterapeuta è dunque considerato un sistema che entra in contatto con un altro sistema (individuo, coppia, famiglia, gruppo), modificandolo mediante l’informazione introdotta. Il sincroterapeuta diventa un attore all’interno della rappresentazione sistemica, aiutando i sottosistemi ad adattarsi reciprocamente, per creare uno scambio flessibile tra autonomia e indipendenza e promuovere la crescita creativa del sistema in movimento.
Il ritmo è la base su cui si innesta la danza; si cerca la pulsazione cardiaca e ci si abbandona al respiro, nella ricerca del profondo. Tramite il ritmo si ha anche un’azione ristrutturante, di ricostituzione corporea dove gli opposti si incontrano e il soggetto può vivere, gestire istanze contrapposte mediante l’alternanza di due significati opposti, staccarsi dalla fusione ed emergere come “persona”.
L’utenza del percorso di Sincroterapia® (psicoterapia, Danzaterapia in acqua) è mista, composta da persone dai venti ai trentacinque anni, alcune delle quali presentano problematiche psico-fisiche (disturbi alimentari, tossicomanici, depressivi, violenze sessuali…). Un Progetto comune che utilizza diversi approcci: Sincoterapia®, Danzaterapia, Musicoterapia e Teatro, per consentire l’integrazione di diverse persone aventi problematiche differenti ma uniformate dall’ARTE, utilizzata come terapia. Le persone hanno parallelamente continuato il lavoro psicoterapeutico individuale e/o di coppia o familiare. I risultati raggiunti dopo due anni di lavoro hanno per lo più centrato gli obiettivi richiesti: maggiore capacità di relazione con il proprio corpo, minore utilizzo di droghe e psicofarmaci, migliore gestione delle problematiche alimentari.
Bibliografia
AAVV, “Come conoscere se stessi e gli altri”, Selezione dal Reader’s Digest S.p.a., Milano, 1986.
Pitch , “La devianza”, La Nuova Italia, Firenze, 1975.
De Leo G., Salvini A., “Normalità e Devianza”, Mazzotta, Milano, 1978.
Jung, C. G., “Gli archetipi e l’inconscio collettivo”, Boringhieri, Torino, 1980.
AAVV, “ABC della mente umana” Selezioni dal Reader’s Digest S.p.a., Milano, 1991.
Attenasio, L., “Fuori norma”, Armando Editore, Roma, 2000.
Neri C., “Gruppo”, Borla,
AAVV, “La terapia sistemica”, Astrolabio-Ubaldini Editore, 1983.